Dopo giorni di apprensione, la giornalista Cecilia Sala è finalmente tornata in Italia. L’aereo che la riportava a casa è decollato poche ore fa da Teheran, concludendo una vicenda che ha destato grande attenzione a livello internazionale. Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la reporter è stata rilasciata dalle autorità iraniane e ha potuto riabbracciare la sua famiglia e i suoi colleghi.
La premier Giorgia Meloni, che ha informato personalmente i genitori della giornalista, ha espresso “gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia”. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo al Tg1, ha sottolineato l’importanza del ruolo della diplomazia e dei servizi segreti italiani in questa operazione. A quanto si apprende, il direttore dell’AISE si sarebbe recato di persona in Iran per garantirne la liberazione.
La notizia della scarcerazione di Cecilia Sala ha suscitato una reazione immediata anche nel mondo politico italiano. Un applauso ha accolto l’annuncio della sua liberazione nell’Aula del Senato, mentre sui social il vicepremier Matteo Salvini ha scritto: “Cecilia Sala liberata, è in viaggio per l’Italia, bentornata!”.
Anche Unimpresa ha commentato l’evento definendolo “un trionfo della libertà e un monito per i diritti umani”. L’organizzazione ha evidenziato il valore simbolico della reporter, che con coraggio ha raccontato verità scomode e ha dimostrato quanto sia fondamentale difendere la libertà di stampa.
Il padre della giornalista ha espresso grande sollievo, dichiarandosi “orgoglioso” della figlia e lodando l’operato del governo italiano per la sua liberazione. Anche il compagno della reporter ha raccontato le sue prime parole dopo il rilascio: “Emozionata, contentissima. Mi ha detto: ci vediamo tra poco”.
L’arresto di Cecilia Sala, avvenuto il 19 dicembre nel carcere di Evin, ha sollevato preoccupazioni sulla condizione della stampa in Iran e sulle continue violazioni dei diritti umani. Questa vicenda, se da un lato rappresenta una vittoria per la diplomazia italiana, dall’altro richiama l’attenzione sulla situazione delle donne iraniane e sulla repressione delle libertà fondamentali nel paese.
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