Una crisi abitativa che non trova soluzioni
In Italia, oltre 300mila famiglie vivono in attesa di un alloggio popolare, un numero che evidenzia la crescente crisi abitativa nel Paese. Secondo un report di Unimpresa, la media è di 12,6 richieste inevase ogni 1.000 famiglie. Il problema tocca picchi drammatici in regioni come la Lombardia, con 67.176 domande non soddisfatte, e Bolzano, che registra un’incidenza di 22,4 richieste ogni 1.000 famiglie. All’opposto, realtà come la Valle d’Aosta e il Molise presentano dati più contenuti, con rispettivamente 2,7 e 4,3 richieste ogni 1.000 nuclei.
Un patrimonio immobiliare datato
Il 53,4% delle case popolari è di proprietà dei comuni, seguiti dagli enti territoriali per l’ERP, che gestiscono il 42,4%. Tuttavia, il dato più preoccupante riguarda la vetustà del patrimonio: quasi la metà degli immobili è stata costruita prima del 1980, con pochissimi nuovi investimenti negli ultimi anni. Dal 2010 in poi, solo il 2,2% delle abitazioni è stato aggiunto, segno di una drastica riduzione degli investimenti pubblici nel settore.
Le disparità territoriali
Il divario tra Nord e Sud è marcato. Le regioni meridionali, nonostante abbiano beneficiato di un boom edilizio negli anni Ottanta, presentano un patrimonio immobiliare in stato di forte degrado. Le città concentrano il 26% degli immobili popolari, ma il degrado colpisce indistintamente sia i centri urbani che le periferie. L’insufficienza di risorse locali aggrava la situazione, rendendo urgente una riorganizzazione della governance per migliorare la gestione e distribuire le responsabilità.
Un problema di governance
La concentrazione di responsabilità nelle mani dei comuni, spesso privi di risorse adeguate, solleva dubbi sull’efficacia del sistema. Secondo Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, è necessario un cambio di strategia per bilanciare i compiti tra enti locali e altre istituzioni pubbliche, evitando di scaricare l’intero peso sulle amministrazioni comunali.
La situazione delle case popolari in Italia richiede interventi strutturali e un maggiore coinvolgimento di tutte le istituzioni. Qual è la tua opinione? Raccontacelo nel form qui sotto!