A cura di David Riley, Chief Investment Strategist, BlueBay Asset Management
Le speranze degli investitori che l’inflazione avesse raggiunto il picco massimo, facendo presagire una “svolta dovish” da parte della Fed, sono state deluse dall’odierno rapporto sull’IPC di settembre, che si è rivelato superiore alle aspettative del mercato. Sebbene grazie al calo dei prezzi della benzina l’inflazione complessiva sia scesa marginalmente all’8,2% su base annua, i prezzi di beni e servizi, esclusi cibo ed energia, sono saliti al 6,6%, l’aumento più rapido degli ultimi 40 anni.
Il rapporto odierno è poco confortante per gli investitori e per la Fed. Anche escludendo l’aumento dei costi degli alloggi, indicatore tardivo di un mercato immobiliare che si sta raffreddando sotto la pressione dell’aumento dei tassi ipotecari, i prezzi dei servizi sono in crescita e sono più alti del 6,8% rispetto a un anno fa. Molti avevano sperato che, con la ripresa delle catene di approvvigionamento interrotte dalla Covid, l’inflazione dei beni sarebbe scesa costantemente, ma sembra essere bloccata intorno al 7%.
I dati di oggi sull’inflazione, che fanno seguito al rapporto sui salari di venerdì scorso rivelatosi più solido del previsto, suggella la possibilità di un quarto rialzo consecutivo dei tassi di 75 punti base da parte della Fed nella prossima riunione del 2 novembre. A seguito del rapporto sull’inflazione, gli investitori stanno alzando le loro aspettative sul punto di arrivo dei tassi della Fed vicino al 5% nella prima metà del prossimo anno e i rendimenti dei Treasury stanno aumentando su tutta la linea, mentre le azioni stanno crollando a nuovi minimi. Questa sofferenza per Wall Street è purtroppo un’anticipazione di quella che vivrà Main Street, in quanto l’inflazione persistente manterrà i tassi di interesse più alti più a lungo.