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“Black Flag”, prima operazione antiterrorismo in carcere: arrestato in cella per sostegno all’Isis detenuto tunisino di Rebibbia

Polizia Penitenziaria
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“Black Flag”, prima operazione antiterrorismo in carcere: arrestato in cella per sostegno all’Isis detenuto tunisino di Rebibbia. L’apprezzamento del SAPPE: “Brillante risultato con una operazione che registra un primato, a livello nazionale ed europeo, in ambito penitenziario”

“La Polizia Penitenziaria è baluardo di legalità e sicurezza ed è in prima linea, nelle sezioni detentive delle carceri italiane, a contrastare concretamente il radicalismo islamico. Ne è prova l’importante operazione condotta a Roma dagli uomini del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria (N.I.C.) in collaborazione con la Digos di Roma, che hanno arrestato in carcere un detenuto tunisino sodale dell’Isis. Noi, che rappresentiamo chi sta nella prima linea delle sezioni detentive, sappiamo bene che il carcere è un terreno fertile nel quale fanatici estremisti, in particolare ex combattenti, possono far leva sugli elementi più deboli e in crisi con la società per selezionare volontari mujaheddin da inviare nelle aree di conflitto, grazie ad un meticoloso indottrinamento ideologico. E per queste ragioni esprimo le felicitazioni del SAPPE per l’importante operazione di servizio condotta dai colleghi del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Uomini e donne che, con il loro insostituibile contributo nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, hanno saputo dimostrare, nei fatti, di essere ampiamente all’altezza dei compiti cui sono quotidianamente chiamati, in difesa della sicurezza del Paese. Queste sono le motivazioni dei tanti ringraziamenti ed elogi giunti al N.I.C. per l’efficienza, la professionalità e la competenza dimostrata, una volta di più, con l’operazione di antiterrorismo culminata, quest’oggi, al termine delle complesse attività investigative. Una operazione che è, di per sè, un primato, a livello nazionale ed europeo, in ambito penitenziario.”.

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Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, a margine della conferenza stampa che si è tenuta alla Questura di Roma per illustrare l’operazione “Black Flag”.

Alle prime ore dell’alba, gli uomini del NIC hanno infatti eseguito, in codelega con la DIGOS di Roma, l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di HMIDI SABER, nato in Tunisia l’1.01.1984 e attualmente detenuto presso il carcere di Roma Rebibbia. HMIDI Saber, già ristretto per altra causa, è stato indagato per il reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico in quanto, come rilevato dalle attività investigative del N.I.C., “partecipava all’organizzazione terroristica Ansar al-Sharia (i seguaci della legge divina di Allah, gruppo terroristico jihaidista attivo in Tunisia dal 2011) da intendersi affiliata, e di fatto ricompresa, in quella denominata ISIS.” HMIDI Saber ha manifestato atteggiamenti coerenti con l’ideologismo dell’Isis mediante aggressioni intramurarie nonché con il proposito di essere pronto a recarsi in zona di combattimento per assolvere il Jihad.

L’indagine del N.I.C. ha avuto inizio subito dopo l’arresto dell’HMIDI, perché durante la perquisizione domiciliare la DIGOS di Roma rinvenne una bandiera riconducibile all’organizzazione terroristica Ansar Al Shari’a, oltre a numerosi supporti informatici, telefonia mobile e documenti d’identità (passaporti e patenti di guida intestati a stranieri) di sospetta illecita provenienza.

Da quel momento il N.I.C. ha raccolto importanti elementi investigativi che hanno dimostrato non solo la pericolosità di HMIDI SABER ma anche la sua radicalizzazione violenta di matrice confessionale e una elevata capacità di indottrinamento ideologico.

L’operazione odierna ha disarticolato l’opera di proselitismo e il reclutamento di adepti in carcere, da inviare nei teatri di combattimento per il compimento di atti terroristici, perpetrata dall’HMIDI, che ha manifestato, talvolta in maniera evidente, talaltra in maniera criptica, profondi sentimenti anti occidentali.
L’attività investigativa del NIC è riuscita a dimostrare l’inserimento dell’HMIDI SABER nell’organizzazione terroristica Ansar Al Shari’a e, sempre secondo i primi dettagli, le lunghe e complesse attività di indagini del N.I.C., prima in Italia e poi in Europa, hanno consentito, con l’odierna operazione, di sventare l’opera di proselitismo e il reclutamento in carcere di adepti che, una volta in libertà, si sarebbero potuti rendere protagonisti di atti terroristici.

In tale contesto, l’attività investigativa, di prevenzione e di monitoraggio svolta dal N.I.C., coadiuvata dalle dipendenti articolazioni regionali e locali, si è rivelata, ancora una volta, essenziale per il mantenimento della sicurezza nel nostro Paese, scongiurando gravi atti criminali.

Si ricorda, altresì, il recente ruolo svolto dalla Polizia Penitenziaria che è riuscita ad intercettare i sentimenti razziali e la deriva fondamentalista del terrorista AMRI Anis, consentendo al N.I.C. di svolgere un lungo e complesso lavoro di indagine investigativa tutt’ora in corso.

Ultimamente si sente sempre più spesso parlare nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata del Nucleo Investigativo Centrale che è un reparto speciale con sede in Roma, composto da uomini e donne della Polizia Penitenziaria altamente qualificati nelle investigazioni in ambito penitenziario o comunque direttamente collegate.

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