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Conoscere e Curare il Cuore, orizzonti innovativi in cardiologia

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Conoscere e Curare il Cuore
Conoscere e Curare il Cuore

Firenze, 21 marzo 2014 – E’ ricca di novità la XXXI° edizione del Congresso “Conoscere e curare il cuore”, organizzata anche quest’anno a Firenze dal 21 al 23 marzo dal Centro Lotta contro l’Infarto – Fondazione Onlus. Quest’anno il Congresso presenta, per la prima volta, numerosi output innovativi in ambiti di intervento differenziati: dalla ricerca scientifica, alle nuove strategie terapeutiche, alle nuove procedure tecnico-diagnostiche, all’elaborazione di classificazioni anamnestiche di ultima generazione, a progetti innovativi per il paziente.Infatti, nonostante la crescente attenzione alla prevenzione primaria e secondaria, le patologie cardiovascolari costituiscono ancora oggi in Italia uno dei più importanti problemi di salute pubblica, rappresentando una delle maggiori cause d’invalidità e mortalità nella popolazione adulta. Dati Istat rivelano che complessivamente le malattie del sistema circolatorio causano 224.482 morti all’anno (97.952 uomini e 126.530 donne), pari al 38,8% del totale dei decessi nella popolazione italiana.

LA RICERCA SCIENTIFICA
Il Congresso presenta per la prima volta, i risultati di un nuovo studio di ricerca scientifica con la tecnica OCT relativo alla guarigione delle placche coronariche responsabili dell’infarto miocardico, un lavoro che mette in discussione certezze acquisite nel tempo. In questo lavoro, condotto da un gruppo francese, è stato possibile, per la prima volta, analizzare l’evoluzione delle placche aterosclerotiche, causa di un evento infartuale. Gli autori hanno trattato i restringimenti responsabili dell’infarto con una semplice tecnica di trombo aspirazione rimuovendo esclusivamente la componente trombotica. Una volta rimosso il trombo è stata studiata la placca responsabile dell’infarto con l’OCT, evidenziando il meccanismo responsabile dell’occlusione dell’arteria. In alcuni casi si trattava di una ulcerazione della placca con rottura nel lume di una formazione, in altri di una erosione. Gli autori hanno quindi ripetuto l’esame OCT a distanza di mesi dall’effettuazione dell’angioplastica con l’obiettivo di osservare i cambiamenti della placca aterosclerotica. Lo studio è fortemente innovativo poiché permette, attraverso le tecniche di imaging che indagano la composizione dell’aterosclerosi, di studiare la storia ischemica di ogni paziente e comprendere quindi aspetti fisiopatologici sfuggiti in passato. La possibilità di curare un paziente con infarto miocardico senza applicare lostent, la retina metallica comunemente usata nelle procedure di angioplastica, ha reso possibile lo studio poiché non è stata adottata alcuna tecnica interventistica in grado di modificare o rompere la placca aterosclerotica sottostante il trombo occludente responsabile dell’infarto. Il primo studio pilota sull’argomento e sulla fattibilità della tecnica è stato pubblicato dal gruppo del prof. Prati lo scorso anno (JACC Imaging 2013).

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E ancora, le malattie cardiovascolari sono, insieme alle neoplasie, le principali cause di morte nei paesi occidentali. Sulla base di un primo dato, pubblicato recentemente sul British Journal ofCancer relativo ad una popolazione molto ampia, relativa ad oltre 142.000 uomini e 335.000 donne, è stato dimostrato che i soggetti che seguivano unadieta mediterranea avevano un rischio di sviluppare tumori significativamente più basso. Gli ultimi studi presentati al riguardo indicano nuove possibili traiettorie terapeutiche: curando il cuore è possibile prevenire i tumori. Ad esempio l’aspirina, farmaco cardine nella prevenzione cardiovascolare ha un effetto antitumorale soprattutto relativo alle neoplasie del colon e del polmone. Lo stesso si può dire probabilmente per le statine, che contrariamente a quanto asserito in fasi precedenti della ricerca scientifica, potrebbero avere un ruolo protettivo sullo sviluppo dei tumori.

LE NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE

“Quanto alle nuove strategie terapeutiche – commenta Francesco Prati, Presidente Centro Lotta contro l’Infarto e Direttore della Unità Operativa Complessa Cardiologia II dell’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma – negli ultimi anni il CLI Fondazione Onlus ha valutato, con l’impiego di tecniche di imaging coronarico, una nuova soluzione tecnica per curare l’infarto. Si tratta della somministrazione locale all’interno del trombo, del farmaco Abiciximab. Quest’ultimo viene somministrato nella coronaria occlusa mediante la tecnica di “Local Drug Delivery” impiegando un palloncino poroso. Un primo studio pubblicato nel 2010 su JACC Intervention dal nostro gruppo, ha documentato l’efficacia di questa soluzione tecnica. La somministrazione di Abiciximab con “Local Drug Delivery” riduceva in modo significativo la quantità del trombo residuo rispetto all’impiego del farmaco per via sistemica. Lo studio Cocktail II è uno studio randomizzato su 128 pazienti suddivisi in 4 gruppi. Nel primo è stato impiegato l’Abiciximab attraverso il Clearway (Local Drug Delivery); in un secondo gruppo è stata effettuata la trombo-aspirazione; in un terzo sono state combinate le due tecniche; mentre il quarto gruppo è stato di controllo. Al termine dello studio l’infusione locale di Abiciximab mediante l’impiego di Local Drug Delivery ha migliorato in modo significativo gli indici microcircolatori.”

L’ipertensione arteriosa, una grande criticità di cui dà approfondimento il Prof. Francesco Versaci, Direttore Cardiologia Ospedale Campobasso ed Ospedale Isernia. In Italia infatti circa il 30-40% della popolazione adulta è affetto da ipertensione arteriosa e tale percentuale è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Evidenze scientifiche emerse dagli ultimi studi clinici indicano un incremento del rischio di malattia coronarica, ictus cerebrale ed insufficienza renale cronica terminale nei soggetti ipertesi. Tali studi descrivono la possibilità di ridurre in maniera significativa l’incidenza di tali eventi in soggetti che non rispondono alle cure farmacologiche, grazie ad una nuova strategia terapeutica, l’ablazione renale, che riduce i livelli di pressione arteriosa, controlla le recidive di aritmie cardiache, migliora il quadro di pazienti scompensati ed addirittura ridurre la glicemia. Dato il ruolo del sistema nervoso simpatico renale nella genesi dell’ipertensione arteriosa, l’interruzione di queste vie nervose è stata considerata una possibile strategia di trattamento.

LE NUOVE PROCEDURE TECNICO – DIAGNOSTICHE
Quanto alle novità relative alle procedure tecnico-diagnostiche, durante il congresso viene presentato per la prima volta alla comunità scientifica cardiologica italiana, il caso del primo pacemaker senza elettrocateteri Nanostim™, progettato per essere impiantato direttamente nel cuore tramite una procedura mininvasiva. Il dispositivo viene posizionato mediante un catetere manovrabile attraverso la vena femorale, il che consente di ovviare alla necessità di creare chirurgicamente una tasca per il pacemaker e per gli elettrocateteri che è considerata da sempre la componente più vulnerabile dei sistemi di stimolazione cardiaca. Il pacemaker Nanostim ha ottenuto di recente il marchio CE e sarà presto disponibile in mercati europei selezionati. Il pacemaker Nanostim presenta delle dimensioni corrispondenti a solo il 10 per cento di quelle dei pacemaker tradizionali. Il formato ridotto del dispositivo, l’assenza della tasca chirurgica e degli elettrocateteri, migliorano il comfort del paziente e possono ridurre le complicazioni, compresi il rischio di infezione annesso alla tasca e quello di malfunzionamento degli elettrocateteri stessi.

LE CLASSIFICAZIONI ANAMNESTICHE DI ULTIMA GENERAZIONE

Viene presentato per la prima volta al Congresso “Conoscere e curare il Cuore” lo studio della Prof.ssa Eloisa Arbustini, Direttore Centro Malattie Genetiche Cardiovascolari, IRCCS Fondazione Policlinico San Matteo, “Cardiomiopatie: tempo per una nuova classificazione?”. Con questo studio, la comunità scientifica italiana, insieme a quella internazionale, sta elaborando una nuova classificazione delle cardiomiopatie. Nell’ultimo decennio infatti la ricerca genetica ha consentito di accertare che ad una diagnosi descrittiva (per esempio cardiomiopatia dilatativa) corrispondono almeno 80 cause genetiche diverse a tutt’oggi note e che ve ne sono altre da scoprire. Questo aumento delle conoscenze relative alle basi genetiche delle cardiomiopatie esprime sempre più oggi la necessità di un sistema di classificazione standardizzato e universalmente accettabile che possa integrare la descrizione sintomatica con i dati genetici. Questa nuova classificazione, chiamata MOGES, descrive una cardiomiopatia mediante 5 attributi: il fenotipo morfo-funzionale (M), il coinvolgimento di organi/apparati/tessutianche extracardiaci (O), il modello di eredità genetica (G), un’esplicita annotazione eziologica (E) riportante specifiche del difetto genetico o della malattia/causa sottostante; lo status funzionale (S). Il passaggio quindi da una diagnosi pre-genetica ad una genetica sarà fondamentale per prevenire errori medici, consentirà l’ingresso della genetica nella stratificazione del rischio clinico, potenzierà gli effetti di una diagnosi precoce e del possibile impatto clinico sulla famiglia, oltre ad aprire ambiti di ricerca farmacologica, che su base genetica, sarà esponenzialmente più efficace.

PROGETTI INNOVATIVI PER IL PAZIENTE, “L’ECG FAI DA TE”

“Il Centro Lotta contro l’Infarto – conclude Francesco Prati – è in continuo fermento. Ha presentato da poco alla Comunità Europea un nuovo progetto che prevede l’effettuazione dell’elettrocardiogramma da parte del paziente, direttamente da casa. Dopo un episodio infatti capita spesso di accusare dolori al petto che non esprimono tuttavia la presenza di ischemia. Poterli distinguere dall’angina è ovviamente molto importante. Il progetto prevede un sistema molto pratico per registrare e trasmettere l’elettrocardiogramma da casa, evitando corse inutili al pronto soccorso. E’ un sistema molto semplice: basta l’applicazione di una maglietta contenente i 10 elettrodi necessari per registrare l’ecg a 12 derivazioni in grado di evidenziare nuovi episodi di angina, infarto o aritmie o più semplicemente escludere che le precordialigie dipendano dal cuore. Il progetto inoltre prevede la trasmissione video del paziente, che giunge insieme all’elettrocardiogramma in un centro medico”.

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